All posts filed under: Il posto delle fragole

Opinioni personali, pensieri e parole in ordine sparso.

Be Here Now

«La Realtà si fonda sull’amore per qualunque istante, per qualunque frammento di Realtà perduta si manifesti. La Realtà è amore che chiede amore.» C’è sostanza e grande capacità di racconto, umiltà e fierezza, voglia di mettersi in gioco come non mai in Introduzione alla realtà, di Edoardo Camurri, appena uscito per le nuove edizioni Timeo con una cover che dire accattivante è poco. Ma che libro è mai questo che nel 2024 parla al lettore con toni quasi mistici e ironici a un tempo? Un libro che è un piccolo trattato di saggezza antica e insieme un testo di carattere quasi confidenziale, in cui l’autore gioca con semplicità e coraggio tra l’io e il noi, arriva a rivolgersi al lettore con il tu, ma mette poi tutto sé stesso per raccontare sotto forma di dialogo un desiderio che qui diventa percorso da fare insieme al lettore, un/il desiderio di trovare un’espressione a ciò che è già accaduto, come insegnava Giorgio Colli. Guardiamolo e attraversiamolo dunque questo libro che non strizza l’occhio a nulla che sia …

Finalmente un «Romanzo senza umani»

Sarebbe bello concedersi il lusso di scrivere dell’ultimo libro di Paolo di Paolo: Romanzo senza umani (Feltrinelli 2023, in corsa per lo Strega 2024), mimando il movimento stesso che l’autore compie nei suoi testi: quello di voltarsi indietro come Orfeo che cerca Euridice, alla ricerca di vite possibili, futuri solo immaginati, origini che non si possono interrogare, vite che sembrano non aver lasciato traccia. Voltarsi indietro e ritrovare in questo testo i mille fili di altri suoi libri precedenti che insieme circoscrivono la sua poetica e la necessità reiterata che «la cronologia universale» si unisca a «quella sua personale». Perché ancora una volta questo suo nuovo libro si muove con passo leggero ma squisitamente letterario tra memoria e oblio, tra realtà e desiderio, tra l’osservazione storica – e quindi distante dal presente – e «una corsa nudo tra i boschi», facendo di tutto per essere visto mentre si nasconde e celandosi nell’istante esatto in cui si rivela. Di Paolo compie però anche un percorso del tutto nuovo e difficile e lo affida per la prima …

L’ultima sigaretta (di Zeno)

Riccardo Cepach da quasi vent’anni è responsabile dei musei Svevo e Joyce. Un luogo magico, quasi nascosto e ricco di suggestioni al centro della Città vecchia, a Trieste. Al momento sta lavorando al nuovo LETS – un Museo della Letteratura di cui si intravede qualche “annuncio” passeggiando in Cavana. L’editore: Acquario libri, lo considero molto più che un amico. Ma qui finiscono i miei rapporti con questo veramente imperdibile libro, che ho letto con grande godimento e di cui vorrei parlarvi: Riccardo Cepach, Ultima sigaretta, Italo Svevo e il buon proposito, Acquario Libri, 2023. https://acquariolibri.it/prodotto/ultima-sigaretta/ Non faccio mai recensioni, ma Italo Svevo è parte del mio percorso in modo indelebile, grazie all’insegnamento del Prof. Giorgio Luti, e all’amicizia di Ettore Schmitz con Roberto Bazlen, che tanto contribuì a diffonderne l’opera e far scoppiare il cosiddetto «Caso Svevo».Istrionico e illuminante, questo piccolo prezioso libro ripercorre con passo leggero e molta ironia, significati e significanti di quello che nei suoi cento anni quest’anno, La coscienza di Zeno ha raccontato e celato insieme sull’U.S. che «per chi non …

Un libro tutto bianco

«La distanza nasconde, sfuma o aiuta a veder meglio?» si chiede Ernesto Ferrero in: Album di famiglia, Maestri del Novecento ritratti dal vivo (Einaudi, 2022). Non è una domanda retorica, ma il cuore stesso del libro, la distance proustiana è infatti qui un filtro indispensabile per poter raccontare. «Romanzo famigliare» lo definisce l’autore ed è un’indicazione precisa se famiglia (editoriale) è quella «capace di pensarsi in termini di comunità».Basterebbe del resto l’Indice a dare ragione del senso di questo libro e ci piace immaginare l’autore sorridere nel compilarlo dividendo tra loro Editori, Editor, Scrittori, Artisti e Consulenti in categorie dello spirito che da sole valgono una lettura: «I prediletti, I capotribù, I padri nobili, Gli zii sapienti, Le signore di ferro, Maghi e funamboli, Cari agli dèi, Gli inquieti, Compagni di banco, Mattatori». Un lungo excursus che attraversa anni formidabili dell’editoria italiana quando, nella seconda metà del Novecento, nascono le più belle Collane editoriali e prendono vita nuove Case editrici destinate a segnare un solco indelebile. A metterle in fila, oggi, viene una gran nostalgia …

Il punto di vista

Dipende sempre da chi guarda, più che dal che cosa guarda.È una delle prime “regole” che insegnano ai corsi di scrittura creativa, cui peraltro credo poco. Ma forse sbaglio io a essere così perentoria, perché poi – anche qui – dipende. Quest’estate, mentre divoravo chilometri su chilometri a piedi, a Vienna, ho pensato molto al punto di vista. Vienna dove ho abitato per un po’ è una città quasi perfetta, pulita, ordinata, ricca di verde e di spazi comuni. Non dico anche “accogliente”, perché il Nord rimane il Nord e noi per loro rimaniamo soprattutto «Italiener», quindi sostanzialmente poco affidabili e simpaticamente fantasiosi, a prescindere. Una città in cui il punto di vista, lo senti e lo vedi, lo ammiri perfino, ma è sempre lo stesso. Il medesimo, imperiale, inappuntabile, altero, grandioso, imperturbabile punto di vista di una città che è stata il e al centro esatto della mitteleuropa per più di un secolo e dove quel che vi confluiva, è sempre stato organizzato, inglobato all’interno di un medesimo milieu. Vienna è bellissima, ma a …

Ri leggere

Ogni volta che vado a camminare, faccio il gioco del se. Un amico autore sostiene che bisognerebbe fare viceversa il gioco dei nonostante. Però io mi domando sempre cosa farei se. E ogni volta mi rispondo che se potessi, se avessi, se fossi… io leggerei. Lego legis legi lectum leggere, il latino ci ricorda che leggere vuol dire ascoltare, mettersi in ascolto, e anche delegare. A me piace pensare: delegare ad altri il presente, affidarti a storie che non ti appartengono, ma in qualche strano modo ti pertengono. Per leggere ci vuole molta più concentrazione che per scrivere, e purtroppo in Italia tutti scrivono e pochi leggono. Che poi su cosa leggano ci sarebbe da disquisire. Mio figlio sostiene che io sia una “razzista culturale”, può darsi abbia ragione, più della metà dei libri che arrivano sui banchi delle librerie io non li avrei mai neanche pubblicati, figurarsi leggerli. Leggere per me è come un respiro, un respiro non mio in cui entrare. Mondi sconosciuti e vite non tue che diventano più vere della realtà, …

L’appartenenza

A volte mi restano in mente delle parole e non vanno più via. Questa non mi ricordo neanche da dove è arrivata. Forse un’immagine estiva, davanti all’Etna sotto cui nacqui. O forse il sentimento del suo contrario, nel non sentirmi più legata a nulla dei luoghi della mia infanzia, alle memorie sospese, cui non appartengo ormai da quarantuno anni, che sono davvero tanti. L’appartenenza. Mi chiedo se è come una malattia che ritorna. Quando pensi di essertene liberata per sempre e poi riaccade, come nulla fosse, come fosse sempre rimasta lì segretamente. L’appartenenza è anche bella, se la scegli tu, se è una tua scelta intendo. Come quando, dopo l’estate, son tornata nella mia Firenze e avrei baciato ogni balcone, ogni squarcio sul Lungarno, abbracciato ogni cadenza aspirata, ogni sguardo rospino ed educato, ogni fiorentino, ogni bottega d’Oltrarno, ogni scalpellino. L’appartenenza non c’entra con il sangue o con la nascita. C’entra con l’amore. Altrimenti non saprei, come so, di appartenere in toto a mio figlio che è nato dal mio cuore. Appartenere a ogni suo …

Una Donna Moderna

Da qualche giorno sono una Donna Moderna. Dovrei zampettare felice con scudo totale ormai inoculato, stupita da chi lo rifiuta, l’elisir per continuare a vivere, felice di averlo. Ecco, ci sono quasi, come il primo uomo sulla Luna, poggio il piede, avanzo, non sento più la gravità, ma che bellezza! Oppure no? E che sarà mai questa voglia di tornarmene sull’Apollo 11? La verità è che non mi ci ritrovo in questa umanità di gente festosa che sembra impazzita per poter di nuovo prendere un aperitivo insieme, stare addossata in metropolitana, fotografarsi con davanti piattoni succulenti al ristorante. Non mi ritrovo in questa voglia di vecchio spacciato per nuovo, come se questi mesi non fossero passati, come se tutto questo fosse stato niente. Ma davvero vogliamo tornare a prima? Il Pianeta non ci ha raccontato nulla? Vogliamo continuare a concentrarci sul nostro orticello? Clima, fame nel mondo, spreco alimentare, allevamenti intensivi, cosa saranno mai costoro? Sarà la sindrome della Caverna, non quella di Platone, ma quella che avrebbe dovuto colpire i più giovani, che invece …

E

E allora scrivo e chiedo scusa a chi sa farlo molto meglio di me. Scrivo per appuntare a matita le cose che ho imparato. Quello che ho capito e quello che ho accettato in un lasso di tempo che se non fosse vero sembrerebbe inventato. Scrivo perché non conosco altro modo di nominare le cose, dar corpo ai pensieri, disegnare un desidero. E il mio desiderio è assai piccino e gigantesco insieme. È un desiderio per ogni adolescente, di ogni Luogo o Continente, perché possa ricominciare a vivere, a incontrarsi, a crescere, a stupirsi e a innamorarsi. Li stiamo indebitando a vita e gli impediamo (anche) di andare a Scuola. Basta fermo immagine, basta dissolvenze, i ragazzi devono poter tornare a stare insieme, sbagliare, provare. Devono poter vivere liberamente. E mentre fuori piove e arrivano i Vaccini, mentre i miei Autori scrivono e io leggo, mentre mio figlio fa i compiti e io lavoro da casa, mentre il mondo è in attesa e siamo tutti fermi al semaforo cromatico, mentre mi sento in colpa con …

Buone notizie

Abbiamo bisogno di buone notizie. Abbiamo un grande bisogno di comunicazioni leggere, veloci, mirate, sensate. Ci sarebbe bisogno di Teatro ovunque , se è vero che da Aristofane in poi è quello il Luogo dove sussurrare all’orecchio dello spettatore per invitare a pensare, capire, (intra)vedere punti di vista diversi. Però i Teatri li hanno chiusi, di nuovo, e sull’Editoria preferisco sorvolare, perché se c’era un “insegnamento pandemico” da trarre era quello di ricominciare a pubblicare meno e meglio. E comunque. Siamo in overdose da bollettini medici, chiacchere da salotto giornalistico, pareri di esperti, opinioni via social, e via discorrendo. Ma “noi” che non produciamo mascherine, non siamo in corsia, noi possiamo solo lavarci le mani e star distanti, dunque? Oppure possiamo provare a pensare e far pensare? Avete letto il libro di Alessandro Baricco, Quel che stavamo cercando ? Un testo in veste meravigliosamente snella e digitale: https://libroprivato.it/ Fatelo girare, per favore. Aiuta a innalzare lo sguardo, guardare da sopra le cime degli alberi. Ridare sacralità alla parola, centralità al pensiero e all’immaginazione. «Dove non …