Una scrittura raffinata
Ho conosciuto Daniela Dawan moltissimi anni fa. Al tempo lei era già Giudice della Suprema Corte di Cassazione «per meriti insigni» e confesso che incuteva una certa deferenza. Voleva mettersi a scrivere seriamente, era attenta e umile, distante ma vicinissima: mi conquistò immediatamente. Mi era stata segnalata da un’autorevole Editor, amica di entrambi, che in quel periodo lavorava per un’Agenzia Letteraria. Ci incontravamo quasi di nascosto dalle parti di Corso Sempione, a Milano dove lei vive e io lavoravo stabilmente. Da allora è passato del tempo, lei ha scritto due libri con me in fase maieutica, il primo edito da Marsilio e l’ultimo da E/O e io ho fondato Casa dell’autore, così Daniela è stata tra le mie prime autrici ad approdare a Firenze. I suoi romanzi, come la sua scrittura, hanno sempre una forte ascendenza magica, quasi favolistica. Apparentemente sono ancorati alla realtà, la sanno raccontare con minuzia di particolari, belle descrizioni, ottimi dialoghi. Però poi all’improvviso si aprono delle finestre. E proprio grazie a queste finestre si spalancano altri mondi. La tensione nella …