All posts filed under: Ritratti d’autore

CUORE D’ORO

Ci sono libri che abbracciano il passato e riconciliano con il futuro. È il caso dell’ultimo testo di Giulia Vola, giornalista e già autrice di Fallisci e sei morto. Vola ripercorre qui la storia di Máxima Acuña Atalaya, detta Ima, contadina analfabeta simbolo della lotta campesina delle Ande. «Anche le montagne – scrive – hanno un cuore. E quello della montagna di Ima è d’oro.» Lei è una donna che combatte, resiste, sogna, ma è soprattutto una donna paziente, abituata a sopportare «il peso della leggerezza».  Con una scrittura quasi cinematografica e un ritmo sincopato che mantiene senza sforzo l’attenzione del lettore, il libro pone domande importanti: «Dove si imparano le cose della vita?» e regala improvvise prospettive di speranza in una storia, peraltro non facile da raccontare, in cui «la fine è un nuovo inizio».  Bella la scelta di sostantivare gli attributi dei personaggi, farli diventare, da ruoli comuni, simboli. Come in fiaba contemporanea troviamo così la Madre, il Padre, la Nonna, la Figlia, il Padre. Sullo sfondo il Perù e la sua storia …

Ora tocca a me

Vorrei raccontare una storia personale e invitarvi a leggere un libro. Non faccio mai entrambe le cose, ma questa volta non posso non partire da qui.Il libro è: Ora tocca a me, di Dario Fani, ultimo uscito nella Collana «Arya» voluta da Beatrice Fini, una Collana che ho molto amato e che con questo testo termina la sua corsa.Un testo, quello di Fani, di una bellezza struggente e ricchissimo di insegnamenti che rimangono nel cuore del lettore. Un libro nato da sole venti pagine che l’autore mi aveva inviato insieme ad altri scritti per un parere professionale, diversi anni fa.L’autore lo conoscevo già, era stato tra i primi a contattarmi quando avevo aperto Casa dell’autore® a Firenze. Ma al tempo ero quasi una talebana, mi muovevo in modo nuovo in un mondo che mi era familiare, quello editoriale. Fani non aveva ancora un editore, né tantomeno un agente. Quindi lo invitai prima a cercare entrambi, o almeno uno dei due suoi prossimi referenti. Al tempo mi sembrava corretto così. Lo persi di vista per un …

Una scrittura raffinata

Ho conosciuto Daniela Dawan moltissimi anni fa. Al tempo lei era già Giudice della Suprema Corte di Cassazione «per meriti insigni» e confesso che incuteva una certa deferenza. Voleva mettersi a scrivere seriamente, era attenta e umile, distante ma vicinissima: mi conquistò immediatamente. Mi era stata segnalata da un’autorevole Editor, amica di entrambi, che in quel periodo lavorava per un’Agenzia Letteraria. Ci incontravamo quasi di nascosto dalle parti di Corso Sempione, a Milano dove lei vive e io lavoravo stabilmente. Da allora è passato del tempo, lei ha scritto due libri con me in fase maieutica, il primo edito da Marsilio e l’ultimo da E/O e io ho fondato Casa dell’autore, così Daniela è stata tra le mie prime autrici ad approdare a Firenze. I suoi romanzi, come la sua scrittura, hanno sempre una forte ascendenza magica, quasi favolistica. Apparentemente sono ancorati alla realtà, la sanno raccontare con minuzia di particolari, belle descrizioni, ottimi dialoghi. Però poi all’improvviso si aprono delle finestre. E proprio grazie a queste finestre si spalancano altri mondi. La tensione nella …

Svevo al femminile

Della scrittura di Silvia Cassioli mi sono innamorata in un istante. Ricordo ancora l’attacco fulminante del suo primo testo letto e un canovaccio enorme dove, in odor di strutturalismo, aveva incasellato la vita dei suoi personaggi. Silvia è una sorta di Svevo alle prese con i suoi Zeno, Alfonso ed Emilio. E non sto esagerando. Ha una dedizione assoluta per la parola e un’incredibile sensibilità letteraria. E poi scrive in modo, posso dirlo? Sublime. Ci sono lingue che arrivano subito. Arriva il suono prima ancora del senso. La frase si compone come musica nella testa e tu pensi: “Ecco, un vero autore”. Da poco è uscito il suo libro: Il figliolo della Terrora, per la casa editrice Exorma che pubblicherà anche i prossimi. È un libro ricco di personaggi soprattutto femminili, che si esprimono in un suadente e seducente toscano e sono tutti legati a filo doppio tra loro. La Rosina Terrosi, la Terrora del titolo, nasce nel 1926, suo figlio Omero nel luglio 1948, il giorno del compleanno di Togliatti, insieme a loro conoscerete …

La (mia) Maga Circe

La prima volta che ho incontrato Sandra Petrignani eravamo a Roma, intorno a un tavolo ovale stile Einaudi, correva l’anno 1992 ed era un mercoledì. Lei al tempo era già una nota giornalista culturale, la Casa editrice si chiamava Theoria e avevo lasciato Milano per approdare in quella che al tempo era una fucina meravigliosa di Narrativa italiana contemporanea. Oso dire che fu amicizia a prima vista. Da lì in poi ho letto e amato tutti i suoi libri. Lo stile acuto e preciso, senza mai essere pesante, la sua capacità di far rivivere con brevi tratti mondi e scrittori che appartengono all’immaginario di noi tutti e a cui lei riesce a ridar vita come per incanto. La sua capacità narrativa che rapisce e regala emozioni autentiche e intense. Ho molti ricordi, anche personali, legati a Sandra, la prima edizione de Il catalogo dei giocattoli, con uno scritto di Giorgio Manganelli, mio padre lo mise in vetrina nel suo negozio di giocattoli antichi a due passi da Ponte Vecchio. Dei libri della Petrignani ho amato …

Saper raccontare la Storia

In Italia, l’alta tradizione saggistica di divulgazione storica alla maniera anglosassone è più un’aspirazione che una consolidata realtà editoriale. La capacità di raccontare la Storia, attirando il lettore dentro le pieghe del reale, facendo vedere e mostrando come in presa diretta le vicende storiche narrate è arte rara. Tanto più se il periodo storico di riferimento è altrimenti indagato da romanzi o filmografia dedicata, come nel caso della Firenze dei Medici che riserva incredibilmente ancora campi di indagine scoperti. È stata quindi una bellissima sorpresa incontrare la «voce» di Ippolita Morgese, che forse anche grazie alla sua lunga militanza professionale a New York o per sua attitudine da paleografa, è riuscita con misura ed eleganza a intessere fatti e notizie con uno stile pacato, ma sempre accativante. Il suo libro su Carlo Pitti, artefice princeps del Ghetto di Firenze (1571), su cui nulla prima esisteva in italiano, non è solo un libro importante e unico, ma anche un racconto piacevolissimo che accompagna con garbo il lettore tra storie, genealogie, intrighi, affari, strade, piazze e momenti della Firenze rinascimentale. Quando si dice «scoprire un Autore». Ippolita Morgese, Nessuno …

Uno sguardo palindromo

Delle Avanguardie artistiche del Novecento, conserva la capacità di spaziare tra Arti differenti, in nome di un nuovo umanesimo. Delle Neo avanguardie ha il dono di una rottura affatto cercata, quasi spontanea con quel che l’ha preceduto. È davvero molto giovane e, ogni volta che mi invia un suo testo, sono in imbarazzo perché spesso sono io ad imparare da lui e non viceversa. Per una fortunata coincidenza, questo ritratto di Leonardo Malaguti esce in sincrono con il suo primo testo già arrivato finalista al Premio di Letteratura Neri Pozza l’anno scorso e scelto da una piccola, ma eccellente Casa editrice: Exorma. Il suo sguardo sulla realtà è di chiara impronta cinematografica e se ha un difetto (“dico difetto per ridere” diceva Bazlen di Montale), è nel non aver ancora del tutto compreso che le immagini nelle parole bisogna mettercele, le visioni e il tratteggio di un suo schizzo sono sempre meravigliosamente esemplificative di ciò che va scrivendo, ma bisogna poi imparare a tradurle in parole, nei libri almeno, cosa che a volte lui dimentica di fare perché ha uno sguardo – come dire? – palindromo …

La terra dentro

Esistono somiglianze e affinità tra chi scrive. Riflessi e cifre stilistiche che a volte finiscono con il far da specchio anche alla stessa fisicità degli uomini. Ogni volta che incontro Marino Magliani penso che la sua «poesia in prosa», così ricca di musicalità e frasi che nascono già perfette, ha molto a che vedere con le opere di Francesco Biamonti. Ma anche che il mio amico Marino un po’ gli somiglia. Saranno le comuni origini liguri, non so, ma così è. Magliani mi è stato segnalato la prima volta da Giuseppe Conte, più di un decennio fa, ci volle un attimo per innamorarsi della sua scrittura, molto di più per riuscire a pubblicarlo. Ho avuto l’onore di seguirlo per i suoi romanzi in Longanesi. Ha pubblicato un libro più bello dell’altro, del resto, Marino. Vive in Olanda tra dune di sabbia mobile, ma ha viaggiato a lungo in Spagna e Sud America. Leggendo ciò che scrive, però, a volte sembra quasi non si sia mai mosso dalla sua Liguria: la sua terra dentro. Dovrebbe essere studiato a scuola, dai nostri liceali, e invece talvolta Magliani ha fatto fatica a …

Una scrittura d’avorio

Il testo di Pietro De Angelis all’inizio era monumentale, era necessario un editing che lo avvolgesse in un drappo di velluto, senza perdere nulla, ma filtrando molto. Lui ne era consapevole, purtroppo io non avevo tempo, così si è rivolto ad altri rimandandomi poi, dopo, un testo fin troppo a posto. Non mi convinceva il lavoro fatto. I cassetti si mettono a posto alla fine, prima preferisco sentire il testo com’è, puro e impuro. Siamo ripartiti quasi da capo. Un lavoro lungo e attento con il suo sguardo vigile su tutto. A tratti sembrava fosse lui l’editor, non io. Non uso quasi mai la parola «capolavoro», lui però la merita tutta. Sono stata costantemente emozionata e appassionata nel seguirlo: un impianto drammaturgico perfetto e una scrittura d’avorio. Il buffo è che non c’eravamo mai visti e ci siamo incontrati solo alla sua presentazione a «Libri Come», a Roma, perché anche stavolta l’Editore alla fine è arrivato e adesso Pietro sta scrivendo una nuova storia. Pietro De Angelis, Il mistero di Paradise Road, Elliot 2016

Un cuore tenero sotto il cappellino alla Jack Nicholson

Nella rubrica “Posta del cuore” su Specchio, che dirigeva, Massimo Gramellini scrisse un pezzo formidabile sulla morte di sua madre, era da poco mancata la mia mamma e fu come un treno in volto. Non lo conoscevo, ma lo cercai e ci incontrammo una prima volta all’Hungaria di Roma. Volevo fargli scrivere un libro, c’era molta narrazione nei suoi pezzi giornalistici. Raccontato oggi fa un po’ ridere, ma così andò. Aveva un progetto a quattro mani con uno scrittore che stimavo e con cui ci interfacciammo per diversi mesi. Poi non se ne fece di nulla e quando, anni dopo, approdai a Milano e me lo affidarono come autore pensai fosse destino lavorare insieme. Ho visto la Sala dei Cinquecento al Salone di Torino stracolma di lettori adoranti, ho visto tassisti pronti a farmi lo sconto purché lo salutassi quando andavo a trovarlo al giornale, ho visto Massimo in veste casalinga con il suo cappellino da Jack Nicholson da cui non si separa quando scrive. L’ho visto arrivare nelle case attraverso il tubo catodico prima …