Author: Manuela La Ferla

Svevo al femminile

Della scrittura di Silvia Cassioli mi sono innamorata in un istante. Ricordo ancora l’attacco fulminante del suo primo testo letto e un canovaccio enorme dove, in odor di strutturalismo, aveva incasellato la vita dei suoi personaggi. Silvia è una sorta di Svevo alle prese con i suoi Zeno, Alfonso ed Emilio. E non sto esagerando. Ha una dedizione assoluta per la parola e un’incredibile sensibilità letteraria. E poi scrive in modo, posso dirlo? Sublime. Ci sono lingue che arrivano subito. Arriva il suono prima ancora del senso. La frase si compone come musica nella testa e tu pensi: “Ecco, un vero autore”. Da poco è uscito il suo libro: Il figliolo della Terrora, per la casa editrice Exorma che pubblicherà anche i prossimi. È un libro ricco di personaggi soprattutto femminili, che si esprimono in un suadente e seducente toscano e sono tutti legati a filo doppio tra loro. La Rosina Terrosi, la Terrora del titolo, nasce nel 1926, suo figlio Omero nel luglio 1948, il giorno del compleanno di Togliatti, insieme a loro conoscerete …

Editor, editore

«Quante cose succedono nelle bozze» Il brano qui riportato è apparso nella prima pubblicazione non in distribuzione (Gratis et Amore avrebbe scritto Formiggini) di un nuovo Editore: Acquario che sono particolarmente felice di presentare al mio piccolo pubblico di lettori. Il volumetto, denso di contenuti incentrati tutti sull’Editoria e sull’errore, il gioco, la “svista”, gode di un’eccezionale curatela editoriale/tipografica come non era dato di incontrare più da tempo. Disegnato con eleganza dalla grafica Paola Lenarduzzi, sorvegliato da Roberto Carretta è: Banda Larga, Acquario, Acquario, Torino, 2019. Nello stesso compaiono – tra gli altri – brevi e illuminanti saggi di: Stefano Bartezzaghi, Marco Belpoliti, Edoardo Camurri, Giulia Vola e Francesco M. Cataluccio. Il contest, per usare un termine quantomai appropriato in questo caso, ha anche una sua doppia faccia musicale, alias un Soundtrack Acquario dove troverete in primis la coppia Lennon – McCartney, poi G. Harrison, Bob Dylan, The Beatles e i Pink Floyd, in omaggio agli inventori di nuovi mondi e con l’invito esplicito ad «assumersi un rischio, ad allargare lo sguardo». Un disegno inedito di …

La (mia) Maga Circe

La prima volta che ho incontrato Sandra Petrignani eravamo a Roma, intorno a un tavolo ovale stile Einaudi, correva l’anno 1992 ed era un mercoledì. Lei al tempo era già una nota giornalista culturale, la Casa editrice si chiamava Theoria e avevo lasciato Milano per approdare in quella che al tempo era una fucina meravigliosa di Narrativa italiana contemporanea. Oso dire che fu amicizia a prima vista. Da lì in poi ho letto e amato tutti i suoi libri. Lo stile acuto e preciso, senza mai essere pesante, la sua capacità di far rivivere con brevi tratti mondi e scrittori che appartengono all’immaginario di noi tutti e a cui lei riesce a ridar vita come per incanto. La sua capacità narrativa che rapisce e regala emozioni autentiche e intense. Ho molti ricordi, anche personali, legati a Sandra, la prima edizione de Il catalogo dei giocattoli, con uno scritto di Giorgio Manganelli, mio padre lo mise in vetrina nel suo negozio di giocattoli antichi a due passi da Ponte Vecchio. Dei libri della Petrignani ho amato …

L’ordine dei libri

In una recente lezione a Fenysia, Scuola di Linguaggi di Firenze ideata da Alba Donati, il Presidente del Centro per il Libro e la Lettura Romano Montroni – un Maestro – ha ricordato agli allievi del Corso di Editoria e Comunicazione che nelle Librerie italiane l’ordine dei libri in esposizione per Autore, è storia recente. Fino al 2003 vigeva – e ancora vige nelle piccole Librerie indipendenti – una disposizione interna per Editore. Senza entrare troppo nel merito, vorrei approfittarne per una piccola riflessione. Ho notato che i cosidetti Millennial e ancor più i loro fratelli più giovani, quando scelgono un libro non hanno alcuna fidelizzazione per Editore, un punto di vista preciso che ha viceversa contraddistinto intere generazioni prima di loro. Per chi frequentava l’Università negli anni Ottanta e Novanta era assolutamente naturale cercare libri che appartenessero “fisicamente” a una Casa editrice piuttosto che a un’altra. Lo so che oggi sembrano storie antiche e in qualche modo lo sono, ma è (anche) così che si sceglievano i libri. Erano tempi senza social, senza mail, senza altri rumori che quelli amati delle parole lette, recitate …

Saper raccontare la Storia

In Italia, l’alta tradizione saggistica di divulgazione storica alla maniera anglosassone è più un’aspirazione che una consolidata realtà editoriale. La capacità di raccontare la Storia, attirando il lettore dentro le pieghe del reale, facendo vedere e mostrando come in presa diretta le vicende storiche narrate è arte rara. Tanto più se il periodo storico di riferimento è altrimenti indagato da romanzi o filmografia dedicata, come nel caso della Firenze dei Medici che riserva incredibilmente ancora campi di indagine scoperti. È stata quindi una bellissima sorpresa incontrare la «voce» di Ippolita Morgese, che forse anche grazie alla sua lunga militanza professionale a New York o per sua attitudine da paleografa, è riuscita con misura ed eleganza a intessere fatti e notizie con uno stile pacato, ma sempre accativante. Il suo libro su Carlo Pitti, artefice princeps del Ghetto di Firenze (1571), su cui nulla prima esisteva in italiano, non è solo un libro importante e unico, ma anche un racconto piacevolissimo che accompagna con garbo il lettore tra storie, genealogie, intrighi, affari, strade, piazze e momenti della Firenze rinascimentale. Quando si dice «scoprire un Autore». Ippolita Morgese, Nessuno …

Per Giovanni Falcone

Caro Giovanni Falcone, Sono le 17,48 del 23 maggio. 26 anni fa ero come tanti al Salone del libro di Torino, quando accadde. Capaci è ormai per tutti noi il luogo della strage in cui tu, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta (tranne Giuseppe Costanza che si salvò), perdeste la vita. Al tempo ignoravo perfino che esistesse, Capaci. Ignoravo molto altro del resto e a girarsi indietro, oggi, sembra siano passati molti più anni da allora. Anche noi che in Sicilia ci eravamo nati, anzi forse soprattutto noi, vivevamo come se la Mafia non ci appartenesse, non fosse un problema nostro intendo. Ricordo i primi cortei con i lenzuoli bianchi, i ragazzi di ieri che eravamo noi, sfilare in silenzio, ricordo lo sdegno che fece l’Italia unita come non mai, il dolore raddoppiato e indicibile per Borsellino e gli uomini della sua scorta, il 19 luglio dello stesso anno. Mi chiusi in Biblioteca Nazionale a Firenze quell’estate. Per una strana deformazione professionale sono sempre stata abituata a partire dalle carte, dai libri. Fu come entrare in un oceano, facevo continuamente i conti con …

Sono solo libri

«Sono andata in uno di quei supermarket della carta stampata: ci sono immagini luminose in video, tipo. “Se compri una cosa ti diamo anche un libro”». Io ho detto al commesso: «Cerco E. E. Cummings». Quello ha detto, «Fai da te, seconda fila a sinistra». E io ho detto, «Ma voialtri vendete ancora libri, o cosa?» Due battute appena. Dentro tutta l’annosa questione del vender libri, oggi. Eccola la forza del teatro. Eliminate del tutto le pause narrative, ridotte le descrizioni, abolito il narratore, restano solo i personaggi e le loro parole. È il caso di un diamantino testo teatrale che mi è ricapitato tra le mani da poco, scritto da Jon Robin Baittz, e tradotto diversi anni fa per Sellerio da M. D’Amico, un Maestro che veleggia ormai verso i 90. Ne parlo qui, perché credo che dovremmo tutti finirla di usare i testi come vestiti dell’ultima collezione. Il gioco è sempre quello di citare unicamente quelli appena usciti, possibilmente anche in classifica o comunque di amici o amici degli amici. Vorrei scendere da questa giostra, per questo ho scelto un testo uscito molti anni fa, solo …

Uno sguardo palindromo

Delle Avanguardie artistiche del Novecento, conserva la capacità di spaziare tra Arti differenti, in nome di un nuovo umanesimo. Delle Neo avanguardie ha il dono di una rottura affatto cercata, quasi spontanea con quel che l’ha preceduto. È davvero molto giovane e, ogni volta che mi invia un suo testo, sono in imbarazzo perché spesso sono io ad imparare da lui e non viceversa. Per una fortunata coincidenza, questo ritratto di Leonardo Malaguti esce in sincrono con il suo primo testo già arrivato finalista al Premio di Letteratura Neri Pozza l’anno scorso e scelto da una piccola, ma eccellente Casa editrice: Exorma. Il suo sguardo sulla realtà è di chiara impronta cinematografica e se ha un difetto (“dico difetto per ridere” diceva Bazlen di Montale), è nel non aver ancora del tutto compreso che le immagini nelle parole bisogna mettercele, le visioni e il tratteggio di un suo schizzo sono sempre meravigliosamente esemplificative di ciò che va scrivendo, ma bisogna poi imparare a tradurle in parole, nei libri almeno, cosa che a volte lui dimentica di fare perché ha uno sguardo – come dire? – palindromo …

Scuolina in Ciad

Fermarsi e chiedersi come poter alleviare per un secondo il dolore nel mondo rischia di essere una di quelle frasi fatte e grondanti retorica che disturba anche solo alla lettura. Ma le parole a volte bisogna anche avere il coraggio di usarle per quel che sono: mezzi per far arrivare notizie, per aprire spiragli sul possibile. È per questo che vorrei fare un passo indietro e regalare qui un po’ di visibilità a una recente lettera del mio amico Don Gherardo Gambelli, da ormai quasi sette anni in Ciad, Parroco di N’Djamena. Alla fine, se volete, troverete il suo indirizzo. È molto complicato fargli arrivare qualcosa, causa Dogane complicate che spesso occultano le spedizioni, per usare un eufemismo. Ma che dire? Proviamoci. Cos’è una Bic per noi? Nulla, ma lì può fare la differenza. In uno studio recente realizzato dalla Lund University e pubblicato dalla rivista «Tchad et Culture» sulla vulnerabilità climatica, il Ciad figura fra i paesi più a rischio del mondo. I problemi legati alla sua difficile posizione geografica, stretto fra il Sahara e il Camerun, senza sbocchi al mare, sono divenuti ancora più complessi …

La terra dentro

Esistono somiglianze e affinità tra chi scrive. Riflessi e cifre stilistiche che a volte finiscono con il far da specchio anche alla stessa fisicità degli uomini. Ogni volta che incontro Marino Magliani penso che la sua «poesia in prosa», così ricca di musicalità e frasi che nascono già perfette, ha molto a che vedere con le opere di Francesco Biamonti. Ma anche che il mio amico Marino un po’ gli somiglia. Saranno le comuni origini liguri, non so, ma così è. Magliani mi è stato segnalato la prima volta da Giuseppe Conte, più di un decennio fa, ci volle un attimo per innamorarsi della sua scrittura, molto di più per riuscire a pubblicarlo. Ho avuto l’onore di seguirlo per i suoi romanzi in Longanesi. Ha pubblicato un libro più bello dell’altro, del resto, Marino. Vive in Olanda tra dune di sabbia mobile, ma ha viaggiato a lungo in Spagna e Sud America. Leggendo ciò che scrive, però, a volte sembra quasi non si sia mai mosso dalla sua Liguria: la sua terra dentro. Dovrebbe essere studiato a scuola, dai nostri liceali, e invece talvolta Magliani ha fatto fatica a …