Della scrittura di Silvia Cassioli mi sono innamorata in un istante. Ricordo ancora l’attacco fulminante del suo primo testo letto e un canovaccio enorme dove, in odor di strutturalismo, aveva incasellato la vita dei suoi personaggi. Silvia è una sorta di Svevo alle prese con i suoi Zeno, Alfonso ed Emilio. E non sto esagerando. Ha una dedizione assoluta per la parola e un’incredibile sensibilità letteraria. E poi scrive in modo, posso dirlo? Sublime. Ci sono lingue che arrivano subito. Arriva il suono prima ancora del senso. La frase si compone come musica nella testa e tu pensi: “Ecco, un vero autore”. Da poco è uscito il suo libro: Il figliolo della Terrora, per la casa editrice Exorma che pubblicherà anche i prossimi. È un libro ricco di personaggi soprattutto femminili, che si esprimono in un suadente e seducente toscano e sono tutti legati a filo doppio tra loro. La Rosina Terrosi, la Terrora del titolo, nasce nel 1926, suo figlio Omero nel luglio 1948, il giorno del compleanno di Togliatti, insieme a loro conoscerete le sorelle Quindici: Giglia e Viola, mentre sullo sfondo sfilano decenni di storia italiana. Dalle università anni Settanta alla Milano primi anni Ottanta e alla Fiorentina di Kuzmanovic del 2008 seguita con strepiti dal piccolo schermo. E Viola nel romanzo diventerà la moglie di Omero, astruso e autarchico Professore in lotta con il Capitale e il quotidiano «Di lì a un anno erano in tre. Era stupefacente, Omero non si raccapezzava. I primi giorni la raggiungeva in cucina col pollice volto all’indietro dicendo: «Jolie, c’è un bambino in camera da letto. Viola sorrideva. Lo sapeva, sì. Era il suo.» Leggetelo, finirete irretiti nel sorriso autentico e dirompente di Silvia Cassioli.
Published on 11 Settembre 2019