Il testo di Pietro De Angelis all’inizio era monumentale, era necessario un editing che lo avvolgesse in un drappo di velluto, senza perdere nulla, ma filtrando molto. Lui ne era consapevole, purtroppo io non avevo tempo, così si è rivolto ad altri rimandandomi poi, dopo, un testo fin troppo a posto. Non mi convinceva il lavoro fatto. I cassetti si mettono a posto alla fine, prima preferisco sentire il testo com’è, puro e impuro. Siamo ripartiti quasi da capo. Un lavoro lungo e attento con il suo sguardo vigile su tutto. A tratti sembrava fosse lui l’editor, non io. Non uso quasi mai la parola «capolavoro», lui però la merita tutta. Sono stata costantemente emozionata e appassionata nel seguirlo: un impianto drammaturgico perfetto e una scrittura d’avorio. Il buffo è che non c’eravamo mai visti e ci siamo incontrati solo alla sua presentazione a «Libri Come», a Roma, perché anche stavolta l’Editore alla fine è arrivato e adesso Pietro sta scrivendo una nuova storia.
Published on 7 Febbraio 2018