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Una perla rara

Paolo Di Stefano lo leggevo sul Corriere della Sera, collezionavo i suoi romanzi, tutti diversi, ma con quella sua voce così riconoscibile e a me cara, anche quando si finge altra. Abbiamo entrambi la stessa Sicilia nel cuore (Avola lui, Augusta io), buoni studi da italianisti e altro che questo. Paolo è di un’umiltà indicibile, si sorprende sempre, lavora tantissimo: non frequenta il milieu tipico dei salotti buoni milanesi e la sera preferisce leggere poesie alla sua piccola. Scrive romanzi e gialli e racconti sullo stesso portatile con cui si interfaccia al mondo, inondato di mail, nel suo soggiorno di legno chiaro con le foto dei suoi familiari tutto intorno. Non conosco nessuno più gentile ed educato e paziente di lui, la sua parte svizzera deve aver avuto il sopravvento a un certo punto. Ho imparato tanto lavorandogli a fianco e spero di continuare a farlo, perché nel panorama editoriale è una perla rara, capace di cambiare velocemente cifra narrativa, mantenendo sempre lo stesso timbro autentico di voce, uno scrittore cresciuto studiando sulle pagine altrui, e …