Un cuore tenero sotto il cappellino alla Jack Nicholson
Nella rubrica “Posta del cuore” su Specchio, che dirigeva, Massimo Gramellini scrisse un pezzo formidabile sulla morte di sua madre, era da poco mancata la mia mamma e fu come un treno in volto. Non lo conoscevo, ma lo cercai e ci incontrammo una prima volta all’Hungaria di Roma. Volevo fargli scrivere un libro, c’era molta narrazione nei suoi pezzi giornalistici. Raccontato oggi fa un po’ ridere, ma così andò. Aveva un progetto a quattro mani con uno scrittore che stimavo e con cui ci interfacciammo per diversi mesi. Poi non se ne fece di nulla e quando, anni dopo, approdai a Milano e me lo affidarono come autore pensai fosse destino lavorare insieme. Ho visto la Sala dei Cinquecento al Salone di Torino stracolma di lettori adoranti, ho visto tassisti pronti a farmi lo sconto purché lo salutassi quando andavo a trovarlo al giornale, ho visto Massimo in veste casalinga con il suo cappellino da Jack Nicholson da cui non si separa quando scrive. L’ho visto arrivare nelle case attraverso il tubo catodico prima …