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Il suono di ogni frase

Giorgio Montefoschi mi ha insegnato ad ascoltare il suono di ogni frase. Non che il senso non sia importante, anzi, ma esiste una musica in ogni testo e bisogna saperla riconoscere. Montefoschi ama leggere i suoi testi dando vita a ogni dialogo, nel suo studio romano con il verde tutto intorno. A Roma, ci incontravamo spesso all’Hungaria e non poteva essere altrimenti. I Parioli sono il suo luogo d’elezione, è lì che è cresciuto ed è lì che sono ambientati la maggior parte dei suoi romanzi. Lui è uno scrittore alla Dickens, vive in presa diretta ciò che accade sulla pagina. Una volta mi telefonò quasi in lacrime perché quella notte, scrivendo, un personaggio era morto, sembrava fosse tutto reale, sempre. Una magia. Forse per questa sua capacità di immedesimarsi in ciò che scrive, forse per la passione condivisa per la Grecia e le Dolomiti, forse perché è nato lo stesso giorno di mio papà, non lo so, però l’ho sempre sentito anche amico, amico vero. Poi ci siamo persi, accade, ma con nessun altro potrei riuscire a non discutere mai sulle scelte linguistiche …

Una perla rara

Paolo Di Stefano lo leggevo sul Corriere della Sera, collezionavo i suoi romanzi, tutti diversi, ma con quella sua voce così riconoscibile e a me cara, anche quando si finge altra. Abbiamo entrambi la stessa Sicilia nel cuore (Avola lui, Augusta io), buoni studi da italianisti e altro che questo. Paolo è di un’umiltà indicibile, si sorprende sempre, lavora tantissimo: non frequenta il milieu tipico dei salotti buoni milanesi e la sera preferisce leggere poesie alla sua piccola. Scrive romanzi e gialli e racconti sullo stesso portatile con cui si interfaccia al mondo, inondato di mail, nel suo soggiorno di legno chiaro con le foto dei suoi familiari tutto intorno. Non conosco nessuno più gentile ed educato e paziente di lui, la sua parte svizzera deve aver avuto il sopravvento a un certo punto. Ho imparato tanto lavorandogli a fianco e spero di continuare a farlo, perché nel panorama editoriale è una perla rara, capace di cambiare velocemente cifra narrativa, mantenendo sempre lo stesso timbro autentico di voce, uno scrittore cresciuto studiando sulle pagine altrui, e …

Appassionato e appassionante

Con Filippo Ceccarelli ci s’incontrava da Dagnino nella Galleria dietro piazza Esedra, a Roma. Arrivava sempre con quella sua aria bonaria come se non dovessimo poi lavorare a un libro, ma solo goderci la giornata. Anche a casa sua – in uno degli studi più belli e accoglienti che abbia mai visitato – mi son sempre sentita un’ospite reale, con lui che leggeva a voce alta (grande lezione) riga dopo riga quel che andava scrivendo. Appassionato e appassionante, ecco com’è. La sua immensa raccolta di ritagli di giornale dell’epoca pre-internet, un «tesoro» in senso letterale è stata poi donata alla Biblioteca della Camera, ma averla tutto intorno conferiva ai nostri incontri una cornice unica. Quei ritagli gelosamente custoditi, assomigliavano alla sua cultura, onnivora, leggera, profonda, duttile, piacevolissima. A tavola con quell’amore di moglie che ha e che è poi diventata anche lei una mia autrice, Elena Polidori, ridevamo spesso del fatto che avessero relegato i romanzi dei giornalisti in una piccola bacheca a parte, in sala pranzo. Non ho fatto nulla di davvero significativo per lui, ma averlo accompagnato per un breve tratto di …

Un messaggio in bottiglia

Il testo di Filippo De Matteis mi è arrivato come un messaggio in bottiglia su un mare trasparente, lasciando immaginare la lunga traversata con onde alte e scogli da cui era miracolosamente uscito illeso. C’erano dentro echi del Retablo di Consolo e un cadenzare colto delle parole, alla maniera di Buttitta, però la storia doveva venir fuori meglio e c’era ovunque un lirismo fin troppo accentuato. Ci siamo incontrati in piazza della Repubblica a Firenze e dietro il ragazzo mite e dolce ho intravisto il professionista di razza che è, così temevo si inalberasse ai miei consigli su come “muovere” il testo. Invece mi ha istigato a dargliene altri e il libro si è piano piano trasformato sotto i nostri sguardi increduli, mantenendo intatta la sua meravigliosa musicalità e approdando infine a un Editore che l’ha appena pubblicato con ulteriore, estrema curatela. Filippo De Matteis, Cuori di seppia, Elliot 2017

Rapita dalla sua voce

Il dattilo del romanzo di Laura Bonaiuti è rimasto a lungo chiuso dentro una cartellina blu sulla mia scrivania. Me lo aveva portato lei, nella prima sede di Casa dell’autore in via Maggio, con un’invocazione muta e un appello gentile: «Leggilo se puoi, grazie». Mi era stato caldeggiato dal Prof. Fabio Firenzuoli, mio guru, però all’inizio ero scettica. Laura era troppo “bella e brava” per essere anche una scrittrice autentica. Mi sbagliavo. La sera in cui l’ho finalmente letto, non riuscivo a smettere e sono andata a letto tardissimo, rapita dalla sua voce. La scrittura della Bonaiuti, venata da un dolore sotteso, è come un pugno in faccia che lei ha saputo trasformare in narratività. Il suo lavoro è piaciuto anche a una editor milanese che l’ha pubblicato. Laura ha scritto da poco un altro testo e ora staremo a vedere che accadrà. Non so cosa farà da grande, ma spero non smetta mai di scrivere. Laura Bonaiuti, Se nessuno sa dove sei, Piemme 2015