Abbiamo bisogno di buone notizie.
Abbiamo un grande bisogno di comunicazioni leggere, veloci, mirate, sensate.
Ci sarebbe bisogno di Teatro ovunque , se è vero che da Aristofane in poi è quello il Luogo dove sussurrare all’orecchio dello spettatore per invitare a pensare, capire, (intra)vedere punti di vista diversi. Però i Teatri li hanno chiusi, di nuovo, e sull’Editoria preferisco sorvolare, perché se c’era un “insegnamento pandemico” da trarre era quello di ricominciare a pubblicare meno e meglio. E comunque.
Siamo in overdose da bollettini medici, chiacchere da salotto giornalistico, pareri di esperti, opinioni via social, e via discorrendo. Ma “noi” che non produciamo mascherine, non siamo in corsia, noi possiamo solo lavarci le mani e star distanti, dunque? Oppure possiamo provare a pensare e far pensare?
Avete letto il libro di Alessandro Baricco, Quel che stavamo cercando ? Un testo in veste meravigliosamente snella e digitale: https://libroprivato.it/ Fatelo girare, per favore. Aiuta a innalzare lo sguardo, guardare da sopra le cime degli alberi.
Ridare sacralità alla parola, centralità al pensiero e all’immaginazione.
«Dove non c’è creazione mitica, gli umani si arrestano. Come bloccati da un incantesimo.»
Altrimenti di che stiamo parlando?
Di numeri per discalculici, di norme per autarchici.
Certo fa un po’ rabbia che in un mondo dove i Big Data conservano ogni traccia del nostro investigare, non si sia riusciti a tracciare il virus, non da noi almeno. La tecnologia stavolta poteva fare la differenza. Invece non c’è una discussione che non si trasformi in una picciol caccia al colpevole, e la colpa è del Governo, è dei Giovani che son cresciuti a colpi di social (sarà per questo che amano stare sempre insieme?), è dei Ragazzi che stanno appiccicati (ma come si permettono?), tra un po’ sarà colpa pure di Babbo Natale.
Dovremmo provare a guardare altrove, potendo. Perché si tratta (anche) di emozioni, sensazioni, desideri, armonia, resistenza. “Immunità” data da emozioni positive, letture ampie, pensieri leggeri, passeggiate tra le piante e gli alberi che ci sopravvivranno. Si tratta di sentirsi parte di qualcosa. E poi bisognerebbe lavorare di più sulla Comunicazione.
Bisognerebbe scritturare influencer, attori, autori, comici, comunicatori di professione, filosofi, artisti, musicisti, storici dell’Arte, drammaturghi. Narratori di professione.
Basta con i numeri e le cifre. Che sono anche oscuri, non trasparenti. Piuttosto, per favore, forniteci dati chiari e oggettivi, non algortimi ansiogeni in ordine sparso.
«A me più che di sogni piace parlare di visioni» ha detto la giovane Federica Gasparro, la nostra Greta nazionale.
Ed è infatti di visioni che abbiamo bisogno adesso. È già accaduto, può ancora accadere.
Io per esempio mi aspetto molto dalla Generazione Z che ora è chiusa in casa a parlare con uno schermo invece di coltivare relazioni a Scuola. Un’intera generazione di adolescenti che sta pagando il conto per tutti, perché un anno di vita normale alla loro età vale tantissimo e lo stanno perdendo.
Mi aspetto che i nostri figli si inventino qualcosa che capovolga il mondo e lo scuota dall’interno.
Ha ragione Baricco, abbiamo bisogno di essere molto, molto creativi, permetteteci di farlo, lasciate che si possa guardare non solo indietro come Orfeo che perde Euridice, ma oltre. Oltre il presente , per provare a superarlo almeno con la mente. E questa sì che sarebbe una buona notizia, finalmente.