Delle Avanguardie artistiche del Novecento, conserva la capacità di spaziare tra Arti differenti, in nome di un nuovo umanesimo. Delle Neo avanguardie ha il dono di una rottura affatto cercata, quasi spontanea con quel che l’ha preceduto. È davvero molto giovane e, ogni volta che mi invia un suo testo, sono in imbarazzo perché spesso sono io ad imparare da lui e non viceversa. Per una fortunata coincidenza, questo ritratto di Leonardo Malaguti esce in sincrono con il suo primo testo già arrivato finalista al Premio di Letteratura Neri Pozza l’anno scorso e scelto da una piccola, ma eccellente Casa editrice: Exorma.
Il suo sguardo sulla realtà è di chiara impronta cinematografica e se ha un difetto (“dico difetto per ridere” diceva Bazlen di Montale), è nel non aver ancora del tutto compreso che le immagini nelle parole bisogna mettercele, le visioni e il tratteggio di un suo schizzo sono sempre meravigliosamente esemplificative di ciò che va scrivendo, ma bisogna poi imparare a tradurle in parole, nei libri almeno, cosa che a volte lui dimentica di fare perché ha uno sguardo – come dire? – palindromo (ricordate gli Ambigrammi di Douglas R. Hofstader? ecco, così).
Abbiamo diverse passioni in comune, a cominciare da Werner Herzog, la cui attenzione ai particolari come rilevatori del senso di un’opera, Malaguti ha dentro di sé. La mia maieutica con lui è “solo” continuare a ricordargli che esiste un lettore, dall’altra parte del foglio. Ma insomma, noi poveri Editor di fronte al Genio qualcosa dovremmo pur fare, no?
Published on 2 Maggio 2018